L’energia elettrica rappresenta una risorsa essenziale per il funzionamento di case, uffici e impianti industriali. Tuttavia, non tutta l’energia fornita da un impianto elettrico può essere utilizzata direttamente per alimentare i dispositivi: una parte, chiamata energia reattiva, è fondamentale per il corretto funzionamento del sistema, ma non contribuisce direttamente alla produzione di lavoro utile. Capire cos’è l’energia reattiva e come influisca sulle bollette è cruciale per ottimizzare i consumi e abbattere i costi energetici.
Cos’è l’energia reattiva
L’energia reattiva è una componente dell’energia elettrica che non viene trasformata in energia utile, come calore, luce o movimento, ma è indispensabile per il funzionamento dei campi magnetici di alcuni dispositivi elettrici. Essa si manifesta soprattutto in apparecchiature come motori, trasformatori e lampade fluorescenti, che operano grazie a circuiti induttivi o capacitivi.
Il funzionamento dell’energia reattiva si basa su un principio fondamentale dell’elettrotecnica: la presenza di carichi induttivi (come i motori) o capacitivi (come alcuni condensatori) provoca uno sfasamento tra la corrente e la tensione. Questo sfasamento genera un’energia che oscilla continuamente tra il generatore e il carico senza essere effettivamente utilizzata. Un parametro importante per misurare la quantità di energia reattiva in un sistema è il fattore di potenza, che indica l’efficienza con cui l’energia elettrica viene convertita in lavoro utile. Un fattore di potenza ideale è pari a 1, mentre valori inferiori segnalano la presenza di energia reattiva nel sistema.
Chi produce energia reattiva?
L’energia reattiva viene prodotta principalmente da dispositivi che utilizzano circuiti induttivi o capacitivi. Tra i principali produttori di energia reattiva troviamo i motori elettrici, in particolare quelli industriali, che funzionano grazie a carichi induttivi. Anche i trasformatori, che servono a modificare la tensione dell’energia elettrica, generano energia reattiva per via del loro principio di funzionamento induttivo.
Altri dispositivi che contribuiscono alla produzione di energia reattiva sono le lampade fluorescenti e i LED che utilizzano reattori induttivi o capacitivi per funzionare correttamente. Inoltre, i condensatori, pur essendo utilizzati per compensare l’energia reattiva e migliorare l’efficienza del sistema, possono anch’essi generare energia reattiva quando attivi.
Sai cos’è invece la potenza reattiva? È un tipo di energia che non viene effettivamente consumata, ma che gioca un ruolo fondamentale nel funzionamento dei dispositivi elettrici. Essa si manifesta quando un dispositivo ha bisogno di energia per creare campi elettrici o magnetici, che sono necessari per il suo funzionamento. Sebbene questa energia non faccia “lavoro utile” come quella attiva, si sposta avanti e indietro nel sistema, oscillando tra la sorgente di energia e il dispositivo che la richiede. I principali dispositivi che generano potenza reattiva sono i motori elettrici, i trasformatori, i condensatori e gli induttori. In generale, la potenza reattiva viene misurata in volt-ampere reattivi (VAR) ed è di due tipi: induttiva, prodotta da dispositivi come motori e trasformatori, e capacitiva, generata dai condensatori.
L’energia reattiva in bolletta
La presenza di energia reattiva nelle bollette può sorprendere molti utenti, specialmente quando si notano costi aggiuntivi legati a questa componente. Ma perché compare questa voce? L’energia reattiva comporta un costo per il distributore elettrico, poiché richiede una maggiore capacità di trasporto e gestione della rete. Sebbene non venga trasformata in lavoro utile, occupa comunque spazio nella rete, aumentando le perdite di trasmissione e riducendo l’efficienza complessiva del sistema.
Il calcolo dell’energia reattiva dipende dal fattore di potenza. Se questo valore è troppo basso, significa che il consumo di energia reattiva è elevato rispetto all’energia attiva consumata. Generalmente, i fornitori di energia stabiliscono un limite massimo di energia reattiva che può essere consumata senza incorrere in costi extra. Superato tale limite, vengono applicate delle penali per disincentivare l’uso inefficiente della rete.
Ad esempio, nelle utenze industriali o commerciali, dove il consumo di energia reattiva è più frequente, la bolletta può includere un addebito specifico per questa componente. Nelle utenze domestiche, invece, l’energia reattiva ha un impatto minore, poiché gli elettrodomestici e i dispositivi usati producono livelli molto bassi di energia reattiva. L’Autorità aggiorna periodicamente le tariffe relative all’energia reattiva. Le penali variano in base alla percentuale di energia reattiva rispetto a quella attiva, misurata in ciascuna fascia oraria (F1, F2, F3). Le penali per l’energia reattiva sono applicate solo agli utenti con una potenza superiore a 16,5 kW, ovvero alle utenze con contatore trifase. Per tutti gli altri utenti, invece, non sono previste penali.
Qual è la differenza tra energia attiva e reattiva?
In un sistema elettrico, l’energia fornita si suddivide in due principali componenti, l’energia attiva e l’energia reattiva. L’energia attiva (kWh) è l’energia realmente utilizzata per compiere lavoro, come accendere una lampadina o far funzionare un motore. L’energia reattiva (kvarh) non produce lavoro utile, ma è necessaria per mantenere in funzione i campi magnetici di dispositivi come motori e trasformatori. La principale differenza tra energia attiva e energia reattiva riguarda la loro funzione e il modo in cui vengono utilizzate nel sistema elettrico.
L’energia attiva viene prelevata e utilizzata dal tuo impianto. Pertanto, quando si parla di consumo di energia elettrica in bolletta, ci si riferisce sempre all’energia attiva, che viene misurata in kWh (kilowattora). Mentre l’energia attiva viene effettivamente consumata e trasformata, l’energia reattiva oscilla tra il generatore e i carichi, senza essere consumata. Sebbene non contribuisca al lavoro utile, la sua presenza può sovraccaricare le reti elettriche, riducendo l’efficienza complessiva del sistema. La coesistenza di energia attiva e energia reattiva è inevitabile in un sistema elettrico, ma è fondamentale ottimizzare il loro rapporto per garantire una maggiore efficienza e ridurre i costi energetici.